31 ottobre 2024

Affitti brevi: ecco le nuove regole

Sono entrate in vigore le nuove norme che regolano gli affitti brevi e prevedono sanzioni per chi non le rispetta.

Il settore degli affitti brevi è, ancora una volta, oggetto di nuove norme che mirano a regolare il fenomeno che negli ultimi anni è letteralmente esploso.

Infatti, a detta di molti, gli affitti brevi sono tra i responsabili della crisi del mercato delle locazioni, dove attualmente è oggettivamente difficile trovare soluzioni abitative a lungo termine, senza dimenticare che i costi sono lievitati in maniera esponenziale.

Nel nostro Paese, dal 1° settembre 2024, è attiva la banca dati delle strutture ricettive (BDSR), attraverso la quale si potrà richiedere il CIN, ovvero il codice identificativo nazionale, obbligatorio per poter affittare il proprio immobile per brevi periodi.

La prima grande novità è il CIN

In questa fase è evidente che la novità più rilevante riguarda il CIN, che deve essere esposto presso le strutture ricettive e sugli annunci relativi agli immobili. Ricordiamo che il CIN sostituisce il CIR, il codice identificativo regionale.

L’obiettivo del CIN è quello di favorire l’integrazione dei dati a livello locale e nazionale, facilitando i controlli.

Il CIN è entrato ufficialmente in vigore il 1° settembre 2024 ed è necessario ottemperare ai seguenti obblighi:

  • Chi ottiene il CIN per la prima volta dovrà regolarizzare la propria posizione entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale

  • Chi è già in possesso del CIR deve richiedere la conversione in CIN e avrà 120 giorni per mettersi in regola

Nuovi obblighi per le strutture ricettive

Gli operatori turistico-ricettivi, sia alberghieri che extra alberghieri, dovranno utilizzare la piattaforma BDSR per richiedere il CIN e il codice verrà assegnato dal Ministero del Turismo.

Se la richiesta viene fatta per la prima volta sarà necessario inserire i dati catastali dell’immobile e dimostrare di essere in possesso dei requisiti di sicurezza previsti.

I nuovi requisiti riguardano l’obbligo di installazione di dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio, oltre all’estintore portatile.

Inoltre, le unità immobiliari destinate alla locazione breve o turistica e gestite in forma imprenditoriale, dovranno essere in possesso dei requisiti di sicurezza degli impianti prescritti dalla normativa statale e regionale vigente.

Quali sono le sanzioni previste

L’entità delle sanzioni varia in base alla violazione e aumenta qualora si rientri nel caso di reiterazione. I controlli sono effettuati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di finanza.

Le sanzioni sono:

  • Da 800 euro a 8.000 euro per i soggetti privi di CIN

  • Da 500 a 5.000 euro per la mancata esposizione del CIN

  • Da 600 euro a 6.000 euro in mancanza dei requisiti di sicurezza

  • Da 2.000 a 10.000 euro per i soggetti che affittano più di quattro immobili senza aver presentato la SCIA, ovvero la segnalazione certificata di inizio attività

Arriva la proroga

Nelle ultime settimane si sono intensificate le voci che parlavano di una possibile proroga, al 1° gennaio 2025, dei termini per l’adeguamento alla normativa sul CIN.

Proroga ufficializzata dal Ministero del Turismo, che ha sottolineato come si sia reso necessario fissare la data del 1° gennaio 2025 come termine per munirsi del CIN.

Tutto questo è accaduto anche per gli evidenti problemi sorti sulla piattaforma BDSR, che ha avuto un rallentamento importante nel rilascio del codice identificativo nazionale.

La proroga al 1° gennaio 2025, dunque, permette di potersi organizzare al meglio e con più calma.

Conclusione

Il tema legato agli affitti brevi è sempre attuale e dibattuto. Chiaramente si tratta di un fenomeno che sta vivendo una fase di crescita impressionante, soprattutto negli ultimi anni.

Occorre dunque regolare il settore in maniera chiara e trasparente, per evitare che si possano creare situazioni in cui ci siano strutture non registrate.

L’introduzione del CIN, in questo senso, va nella direzione giusta con l’idea di creare una banca dati a livello nazionale e resta da capire se, in futuro, troveranno spazio altre misure.

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